Interiors & Design: Henrietta Hotel
HENRIETTA HOTEL, L’ULTIMA CREATURA DI DOROTHÉE MEILICHZON
A giudicare dai suoi alberghi e dai suoi bar, era immaginabile che la cosa più importante per Dorothée Meilichzon fosse l’atmosfera. Come dire che i pezzi dei designer famosi sono belli ma da soli non bastano. Grandi attori senza una storia forte non fanno un grande film.
Inoltre non bisognerebbe mai notare il brand ma l’insieme. Un problema inesistente per questa ragazza francese innamorata del décor inglese, di arredatori e designer del passato – Madeleine Castaing, Fornasetti, Gio Ponti, Dorothy Draper – e degli arredi su misura, come quelli da lei concepiti e fatti realizzare da abili artigiani per il suo primo hotel londinese: l’Henrietta Hotel a Covent Garden.
L’EXPERIMENTAL GROUP
Inaugurato a marzo e ultimo nato tra le creature del vulcanico e francesissimo Experimental Group – che vanta ristoranti, bar e alberghi tra i più cool di New York, Londra e Parigi (imminente qui l’apertura dell’Hotel des Grands Boulevards, sempre a firma Chzon) -, l’Henrietta Hotel mischia gli anni ’70 di Pierre Paulin con lampade d’ottone stile anni ‘30, una palette densa di blu, rossi, grigi e rosa con particolari raffinati come le moquette effetto marmo bordate di vero marmo di Carrara.
18 STANZE, TUTTE DIVERSE
A farla da padrone nelle 18 stanze tutte diverse sono le testiere che rielaborano i fregi degli edifici ottocenteschi del quartiere e le eleganti geometrie degli androni milanesi (vedi Ingressi di Milano, edito da Taschen) con l’aggiunta di tessuti Rubelli e di specchi modanati che teletrasportano in una situazione da musical alla Fred Astaire e Ginger Rogers.
Talmente originali e imponenti da non aver bisogno di nessun’altra decorazione.
BATH E IL RISTORANTE DI OLLIE DABBOUS
Stessa ambientazione brillante e rétro con un pizzico d’ironia per i bagni in rosa o in bianco e nero, che riprendono nei top la silhouette delle antiche fontane romane e sono introdotti da una lunetta di vetro sulla porta con la scritta “Bath” in oro, semplicemente deliziosa.
Uno dei miei dettagli preferiti insieme alle testiere e alla splendida nuance di blu usata a profusione. Il tutto in quell’equilibrio di texture, pattern e forme fondamentale nei progetti di Dorothée.
Dalla cura di sé al cibo e al divertimento, al pianterreno tonalità terrose e naturali caratterizzano il bar e il ristorante firmato dallo chef stellato Ollie Dabbous in cui si viene direttamente catapultati una volta varcata la soglia.
Qui vecchi muri di mattoni, erbari, mattonelle di terracotta, tavoli poligonali e giardini d’inverno accolgono il visitatore distillando una versione più calda del mood Henrietta e lasciando presagire il resto.
Foto: Yatzer (ph. Karel Balas), Chzon, Wallpaper
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