Il Teatro alla ModaIl Teatro alla Moda
Una segnalazione dell’ultimo minuto.
Restano pochissimi giorni a disposizione per l’imperdibile mostra Il Teatro alla Moda, curata da Massimiliano Capella e ospitata fino al 5 dicembre nel Museo della Fondazione Roma in Via del Corso.
Consigliamo a chi vive nella capitale o a chi vi transiti fino alla fine della prossima settimana di cogliere
un’occasione unica per immergersi in uno spazio magico, fatto di colori, cristalli, ricami, stoffe ora fluide ora scultoree, che non sono però quelle di semplici abiti bensì il risultato dell’incontro speciale di due mondi distinti ma evidentemente non distanti: teatro e moda.
Questa interazione – che inizia dagli albori del Novecento con Worth e Paul Poiret per proseguire con Coco Chanel e la sua collaborazione ultradecennale con Cocteau – ha il suo boom a partire dagli anni Ottanta del XX secolo, gli anni d’oro della moda italiana, che diventano anche anni caratterizzati da costumi fantasmagorici in cui si profondono tutta la fantasia, la cultura e l’amore per le arti delle nostre firme più rappresentative.
Ecco quindi nelle sale di Via del Corso una summa, una sorta di distillato di queste felici incursioni.
L’esposizione riunisce per la prima volta 100 costumi originali attentamente selezionati, provenienti dai più importanti teatri, dalle collezioni private di attori e cantanti oltre che dalle singole maison, a cui si aggiungono bozzetti, figurini e documentari video degli spettacoli per i quali sono stati concepiti.
Si tratta di creazioni per teatro, opera e danza di alcuni tra i nostri massimi stilisti: Gianni Versace e Roberto Capucci, Fendi, Missoni, Antonio Marras (che, per inciso, detesta la definizione di stilista), Giorgio Armani, Romeo Gigli, Alberta Ferretti, Valentino ed Enrico Coveri.
Il percorso è idealmente suddiviso in otto sezioni; due di queste, la prima e la settima, sono una sorta di “multimarca” del proscenio incentrate rispettivamente sui grandi interpreti internazionali e sul Made in Italy.
Nel primo caso si va dagli abiti di Genny per Katia Ricciarelli a quelli di Roberto Capucci per Raina Kabaivanska e di Missoni per Luciano Pavarotti fino al capolavoro di cristalli, evocante i grafismi di Sonia Delaunay, pensato da Gianni Versace per Dame Kiri Te Kanawa.
Nel secondo invece sono stati assemblati i lavori di quei couturier che hanno dato contributi isolati ma assolutamente significativi: è il caso di Romeo Gigli e delle fogge surreali del suo Die Zauberflöte di Mozart (1995, Teatro Regio di Parma), di Alberta Ferretti e della Carmen del 2001 alle Terme di Caracalla, dei rimandi charleston e decò di Enrico Coveri per Il Grande Gatsby del 2000 alla Scala e ancora della carrellata dal Settecento agli anni Venti scaturita dal genio di Valentino per l’opera che ripercorre la vita del divo Rodolfo Valentino, presentata al Kennedy Center di Washington nel 1994.
Tutte le altre sono sezioni monografiche ed evidenziano il forte segno personale impresso da ogni stilista alle proprie collaborazioni.
Per Fendi si tratta ovviamente di sontuose lavorazioni in pelliccia come gli inserti sulle vesti in jeans della Carmen di Bizet per la regia di Pier Luigi Pizzi (Verona, 1986) o come il mantello color cipria realizzato dalle sorelle romane su bozzetto di Piero Tosi per La Traviata di Mauro Bolognini (Macerata, 1984).
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Fendi – Mantella in velluto di seta con interno in mongolia ideata per Raina Kabaivanska, Roma-Fendi – 1984 – La Traviata Giuseppe Verdi – Regia Mauro Bolognini – Macerata, Sferisterio |
Il terzo step parla l’alfabeto grafico e cromatico di Missoni, di cui vi sono sette modelli scelti tra i 120 sviluppati per la Lucia di Lammermoor di Donizetti (andata in scena alla Scala nel 1983 per la regia di Pier Luigi Pizzi) e i costumi a righe, zigzag e geometrie – ispirati al contempo alla cultura africana e a Paul Klee oltre che in linea col mood della casa – concepiti per l’happening Africa di Missoni nell’ambito di Italia ‘90.
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Missoni – Costume Africa in tessuto di maglia a motivi geometrici realizzato per la cerimonia di apertura dei mondiali di calcio Italia 90, Milano-Missoni Spa – 1990 – Africa |
Si passa poi a Roberto Capucci e alle sue elaborate sculture di tessuto che comprendono i 500 metri di algido taffetà panneggiato sulle 12 vestali dell’omaggio veronese a Maria Callas (1986), o ancora il taffetà plissé in nove toni di rosso e quello in giallo, beige e oro delle opere d’arte vestite da June Anderson per il Capriccio di Strauss del 2002 al San Carlo di Napoli.
Dall’opulenza virtuosistica di Capucci si perviene al tratto essenziale tipico di Giorgio Armani, che trasporta sul palcoscenico la sua moda declinata in tonalità differenti, appositamente studiate; tra i tanti capi spicca la Bata de Cola indossata da Joaquin Cortes nel suo show del 2002 e mai esposta prima nel nostro paese.
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Giorgio Armani – Bata de Cola, Madrid-collezione Roger Salas – 2002 – Joaquin Cortes Show – Milano, Teatro Smeraldo |
Di Antonio Marras è invece evidente il coté poetico e fiabesco che ben si addice al Sogno di una Notte di Mezza Estate di Shakespeare. La sua personale interpretazione va in scena nell’ambito dell’allestimento del 2008 di Luca Ronconi per il Piccolo Teatro di Milano. Tulle, garza stropicciata, atmosfere vittoriane declinate in chiave dark s’inseriscono perfettamente nella foresta incantata in versione urbana di Ronconi.
L’ultima tappa è dedicata a chi ha unito in maniera quasi indissolubile il proprio nome al teatro e alla danza: Gianni Versace, che per molti anni lavorò con i più grandi registi e coreografi da Maurice Béjart a Bob Wilson, da Roland Petit a John Cox, da William Forsythe a Twyla Tharp.
I suoi capolavori, che rispecchiano l’inconfondibile gusto barocco in un tripudio di colori e decorazioni, comprendono tra gli altri i costumi per il balletto Josephlegende di Richard Strauus (Teatro alla Scala, 1982), per il Don Pasquale di Donizetti del 1984, per il balletto Dyonisos di Maurice Béjart del 1984 e soprattutto quelli creati per Bob Wilson, nel 1987 per la Salomé di Strauss – ricchi di rimandi a Elsa Schiaparelli e a Roberto Capucci – e nel 1989 per il Doktor Faustus, echeggianti l’arte di Joan Mirò.
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Roberto Capucci – Abito in georgette creato per un concerto a Tokyo di Anna Caterina Antonacci, Parigi-collezione Antonacci – 1991 |
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Roberto Capucci – Abito in seta creato per un recital di Raina Kabaivanska al Palazzo dei Congressi di Lugano, Modena-collezione Kabaivanska – 1987 |
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Enrico Coveri – Costume Jordan Baker, Milano-Teatro alla Scala – 2000 – Il Grande Gatsby – George Gershwin, Cole Porter Coreografia Andre Prokovsky – Scene Leila Fteita – Milano, Teatro alla Scala |
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Fendi – Abito Carmen – Abito in tessuto jeans con applicazioni di fiori in pelliccia, Roma-Fendi – 1986 – Carmen – Georges Bizet – Regia e Scene Pier Luigi Pizzi – Verona, Arena |
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Missoni – Costume Africa in tessuto di maglia a motivi geometrici realizzato per la cerimonia di apertura dei mondiali di calcio Italia 90, Milano-Missoni Spa – 1990 – Africa |
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Gianni Versace – Pantalone da clown con motivi ricamati d’ispirazione futurista, Milano-Versace Spa – 1988 – Java Forever – Roland Petit – Parigi, Opéra Comique |
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Gianni Versace – Abito in taffetà dalla forma a torchon, Milano-Versace Spa – 1986 – Malraux ou la Metamorphose des Dieux – Maurice Béjart – Bruxelles, Cinque Royal |
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Gianni Versace – Tutù in lino ricamato a intaglio e con applicazioni di micro cristalli, Milano-Versace Spa – 1987 – Souvenir de Léningrad – Maurice Béjart – Losanna, Palais de Beaulieu |
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Gianni Versace – Abito Matrioska in shantung di seta dipinta a mano, con applicazioni e ricami, Milano-Versace Spa 1987 – Souvenir de Léningrad – Maurice Béjart – Losanna, Palais de Beaulieu |
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