THE KARASS: intervista alla giovane designer KAT MARKSTHE KARASS: intervista alla giovane designer KAT MARKS
In bilico tra moda, arte e cinema, il mondo di Kat Marks è un universo sfaccettato in cui l’atto creativo affonda le radici in una dimensione profonda e quasi spirituale, che, nutrita da innumerevoli ed eterogenee fonti d’ispirazione, dà vita a pezzi originali e fuori da ogni schema.
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The Karass: For Anais; Photography: Paul Hine; Millinery: Niamh Flanagan |
Presentato qualche settimana fa a conclusione del Master in Fashion Artefact al London College of Fashion, The Karass è l’ultimo, ipnotico lavoro della giovane designer canadese; 12 pettorine-gioiello in pelle e plastica, che rielaborano in chiave decorativa gli sparati e i papillon del guardaroba maschile, sono protagoniste di un progetto multiforme comprendente una photo story e un video girato dal fotografo Nick Knight per SHOWstudio con la modella Edita Vilkeviciute.
Conosciamo meglio Kat Marks e The Karass.
EM – Puoi raccontarci qualcosa di te, della tua formazione e di come è nato l’interesse per la moda?
KM – Sono originaria di Calgary, una piccola città canadese immersa tra le praterie dell’Alberta.
L’interesse per la moda mi accompagna fin dall’infanzia, dalle lezioni di cucito di mia nonna.
In seguito ho deciso di concentrarmi sulla specializzazione in design creativo, tecnica e teoria della moda. Perciò nel 2004 mi sono trasferita a Toronto per frequentare il corso di Fashion Design alla Ryerson University e mi sono diplomata nel 2008. Ho lanciato la mia prima collezione Infundibulum alla Toronto Fashion Week nel 2009 e nello stesso anno ho iniziato a lavorare con i fashion film. Poco dopo mi sono trasferita a Londra per frequentare il Master in Fashion Artefact al London College of Fashion e nel 2011, da pochissimo, ho conseguito il diploma.
EM – Tra gli stilisti, qual è il tuo punto di riferimento, se c’è?
KM – Evito di far riferimento alla moda attuale; non voglio creare qualcosa che sia già stato creato. Il mio riferimento è il fotografo Helmut Newton; mi piace molto il modo in cui Newton rappresenta donne forti e sicure di sé.
EM – Prima di parlare più specificamente di The Karass, vorremmo sapere che cosa ti piace della plastica, che è in assoluto il materiale che hai usato di più?
KM – Sono attratta dalla plastica ormai da diversi anni. Ho usato questo materiale per la prima volta in Infundibulum: The Braces; i busti erano modellati alla maniera del Boston Back Brace, un busto medico destinato alla cura della scoliosi. La rigidità e la lucentezza della plastica sono qualità che mi affascinano; sono intrigata dai modi in cui posso usare questo materiale per manipolare il corpo e creare estetiche innovative. La plastica si può lavorare facilmente e io adoro trasformarla adoperando le tecniche più svariate.
EM – Ok, veniamo adesso alla tua ultima fatica: The Karass. Quali sono state le fonti d’ispirazione per questa collezione e in generale quali sono le tue fonti d’ispirazione?
KM – Ogni collezione ha inizio dallo scrittore Kurt Vonnegut. Ad esempio The Karass prende spunto da Cat’s Cradle (in italiano Ghiaccio-Nove), il romanzo in cui Vonnegut ha creato l’espressione Karass per indicare “un gruppo di persone che, spesso inconsapevolmente, operano insieme per realizzare il volere di dio”.
Spesso faccio ricerche su concetti teoretici; in questo caso ho approfondito la teoria dell’”emergenza”, che fa riferimento a un approccio per cogliere la complessità sistemica. La teoria dell’emergenza è diventata la base per affrontare l’aspetto della funzione materiale di ogni creazione.
Sono stata poi influenzata dalla fotografia di Jan Saudek; l’insieme delle sue immagini è diventato la mia musa visiva. Ricapitolando, nel mio lavoro sono tre le sfere ispiratrici: Vonnegut, i concetti teoretici e i riferimenti visivi.
EM – Riguardo alle immagini che ritraggono la collezione, puoi darci qualche dettaglio in più?
KM – Le immagini di The Karass: For Anais sono state scattate da Paul Hine , i cappelli realizzati da Niamh Flanagan. Il nostro riferimento è stato Composition (1925) di Rudolf Koppitz. Quest’immagine è molto potente e io ero affascinata dal cercare di capire la relazione che esiste tra le tre donne velate e la donna nuda. C’è un chiaro riferimento agli anni Trenta in The Karass: For Anais.
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Composition (1925); Rudolf Koppitz |
EM – The Karass è anche un video di Nick Knight con la modella Edita Vilkeviciute; raccontaci qualcosa di questa collaborazione e del video.
KM – Il fashion film The Karass è stato diretto da Nick Knight per SHOWstudio. Abbiamo lavorato partendo da Sense (1992) di Tono Stano ma, come per ogni processo creativo, ha dominato l’intuizione e le decisioni progettuali sono state prese strada facendo. Abbiamo voluto catturare l’essenza di The Karass evidenziando la natura di “musa” della donna-karass. Knight è un vero visionario e il team dello SHOWstudio ha animato questa collezione. Vilkeviciute è una modella carismatica e intensa, la cui bellezza risplende in tutto il film.
EM – Sempre restando in tema, prima di The Karass ci sono stati altri video, come Yugas Elder e The Granfalloon; puoi spiegarci qual è il collegamento tra moda e film nel tuo lavoro?
KM – Sono attratta dall’uso del suono, del movimento e dell’illuminazione dinamica come stimolazione dei sensi. I manufatti sono di per sé forti nella loro staticità, ma l’incarnazione in una forma umana gli consente di realizzare il massimo potenziale possibile. Il film è un perfetto mezzo per stabilire questa connessione e creare un’atmosfera unica per il pubblico. In tutti e tre i miei film (The Yugas Project, The Granfalloon e The Karass) ho lavorato a stretto contatto con il sound designer canadese Goran Boskovic. Boskovic ha una “voce” davvero unica e una capacità intuitiva per la creazione di suoni originali; la sua musica è la chiave per lo sviluppo di atmosfere che si rivolgono a un vasto pubblico.
EM – I tuoi progetti per il futuro?
KM – Continuare a creare.
EM – Dove si possono acquistare le tue creazioni?
KM – Sul mio sito http://www.katmarks.com/
EM – Passando ad altro: un cambiamento radicale quello dal Canada a Londra; che cosa ti manca di più del tuo paese e che cosa ti piace della città in cui attualmente vivi?
KM – A volte mi manca il silenzio quello profondo che puoi trovare solo tra le montagne rocciose e i campi di fieno dell’Alberta. Londra, d’altra parte, ha una freschezza stimolante, fondamentale per ogni giovane fashion designer.
EM – Ci puoi raccontare qualcosa dei tuoi gusti personali e del tuo tempo libero?
KM – Sono ossessionata dai macaron al caramello salato di Pierre Hermé in vendita nel reparto gastronomico di Selfridges. Al momento sto leggendo Jailbird (in italiano Un Pezzo da Galera) di Kurt Vonnegut (forse l’inizio di una nuova collezione……) e amo i pastori tedeschi.
EM – Infine, un suggerimento per noi: gli indirizzi preferiti di Kat Marks.
KM – A Toronto: Foxy Boutique, specializzata in abbigliamento vintage e rétro, 251 Gerrard Street East. A Londra: The British Library, 98 Euston Road e Food For Thought, ristorante vegetariano, 31 Neal Street, Covent Garden, London.
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