Milano Fashion Week: Gruppo di Famiglie Creative in un Interno
Camminare per le strade comprese tra Via Torino e Corso Magenta – quelle del progetto 5 Vie – mi è sempre piaciuto. Si tratta del reticolo viario più antico di Milano, bello, aristocratico, misterioso, centralissimo ma lontano dalla bolgia. Un percorso in cui perdersi magari immaginando di essere in un film anni Settanta un po’ cupo e morboso. Ma al di là delle divagazioni allucinatorio-filmiche, il motivo per cui stavolta mi sono trovata da queste parti era la presentazione/mostra Lines Strategy: Gruppo di Famiglie Creative in un Interno curata da Nunzia Garoffolo.
E mai titolo cinematografico fu più azzeccato essendo l’esposizione ospitata in un appartamento altoborghese (forse abitato da Caccia Dominioni) presso Palazzo Visconti, un edificio seicentesco nella facciata ma – causa distruzioni di epoca bellica – superbamente anni Quaranta/Cinquanta all’interno. Guardare l’elegantissima scala a spirale per credere.
Arrivata al piano e oltrepassata la porta sono entrata in un luogo di raro fascino che racchiudeva nei propri ambienti altrettanti seducenti universi a delineare un Made in Italy meno commerciale e risaputo in bilico tra prét-à-porter e démi-couture, design e alto artigianato.
Sarà la passione per il fiabesco, il gotico e il sorprendente, per Tim Burton, Tim Walker e le wunderkammer ma la stanza coi copricapo da entomologa di Olga Pong aka Stefania Mazza è quella che ha creato una sensazione di sospensione dalla realtà. Di Stefania non so ancora molto ma i neri cerchietti con farfalle, formiche giganti, fiori e libellule – poetici e onirici – parlano per lei.
Da una sala all’altra, passando per corridoi costellati di specchi, in una successione di pezzi di fascino come le scarpe tribal-sportive di Susana Traça, i capi/arazzo con ghirigori pacifisti di Isabella Tonchi, gli abiti ragnatela prodotti a mano da Matteo Thiela attraverso un metodo inedito che mima l’attività del baco da seta, le borse “veneziane” di Arnoldo][Battois, la maglieria geometrica di Giulia Marani, i cappelli dal “background” cinematografico di Move Roma, i collier-gorgiera ispirati ai ritratti di Anthony van Dyck realizzati con materiali inediti come plastica e gemme di SH-Jewels, i gioielli che rielaborano antichi cammei di Anna Porcu, quelli effetto rettile di Mia D’Arco e quelli delicati come merletti di Bea Bongiasca.
Una pausa dal marasma esibizionistico della moda-selfie alla scoperta dei progetti che viaggiano su strade alternative e meno battute, talvolta incredibilmente interessanti.
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