Le 5 collezioni top della Milano Fashion Week – SS 2016

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Calendario fitto di novità e avvicendamenti alla Milano Fashion Week. Massimo Giorgetti di MSGM ha presentato la sua prima collezione da direttore creativo di Emilio Pucci al posto di Peter Dundas, passato alla direzione di Roberto Cavalli. Infine c’è stato il debutto di Arthur Arbesser da Iceberg. Peccato che nessuno dei tre abbia convinto al 100%. Non male Pucci (specie la sequenza marinaresca) ma di Pucci a parte il nome non c’era nulla. Discreta la prova di Arbesser da Iceberg ma forse al di sotto delle ultime sfilate di Martial. Discutibile Roberto Cavalli.

Detto questo, la “settimana” nel complesso è stata un po’ moscia, fatta eccezione per le 5 sfilate top ovvero Antonio Marras, Marni, Gucci, Prada e Fendi a cui bisogna aggiungere gli ottimi N°21 e a sorpresa Versace. Un pochino deludente Jil Sander, minimal senza brio, all’insegna del deja-vu o meglio del loop Dolce&Gabbana e Moschino.

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ANTONIO MARRAS

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Probabilmente la collezione più poetica e affascinante della MFW. Antonio Marras non delude mai e per la p-e 2016 resta fedele agli intrecci artistici, alle storie che partono da lontano e arrivano in passerella filtrate attraverso un gusto unico e riconoscibile – il suo -, sospeso tra antico e moderno, orientale ed europeo, ma in definitiva senza tempo né luogo. L’ispirazione proviene da Il Colore del Melograno (1968), capolavoro del regista armeno Sergej Parajanov in cui si racconta la vita del trovatore seicentesco Sayat-Nova con stile onirico e surrealista.

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Tutto ciò rivive nei decori, nei ricami, nelle acconciature, nei broccati, nelle stampe, nell’irruzione del rosso melograno, rielaborati in silhouette prima lineari e via via più complesse e stratificate con capi che come sempre sembrano usciti da vecchi bauli. Tra sogno e ricordo. Bellissimi i completi pantalone, le tute e gli abiti lunghi.

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MARNI

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Più Marni che mai, la collezione mandata in passerella da Consuelo Castiglioni sembra una summa dello stile della casa. Volumi anomali (qui tendenti al trapezoidale), fantasie bizzarre e cattivone, colori forti alternati ad altri sobri e quasi invernali con in più quel certo non so che di orientaleggiante e Costruttivista. Un mix pieno di quella femminilità ricercata, libera e cerebrale che fa indossare i trend di stagione – come la rete e le t-shirt sotto gli abiti – in maniera decisamente raffinata e insolita.

Ipnotici i giochi di asimmetrie e stratificazioni. In particolare l’abbinata pantaloni + vestito svasato corto davanti e lungo dietro è geniale. Notevoli i motivi ornamentali e i top-grembiule in pelle. Scarpe, borse e bijou inevitabilmente istigano all’acquisto compulsivo.

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GUCCI

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Da Gucci strappo netto col passato e con l’estetica super levigata che ha caratterizzato la maison almeno da Tom Ford in poi. La collezione di Alessandro Michele è l’estremizzazione di quel gusto per il mix folle a base di vintage (finto), colori, scintillii e look da finta sfigata con occhialoni e baschetto d’ordinanza intravisti nell’autunno-inverno e nella resort. Un po’ Wes Anderson un po’ Little Miss Sunshine.

Stavolta a complicare il tutto si aggiungono un numero incredibile di outfit, il tema del serpente tentatore (presente anche sul rivestimento della passerella), un considerevole influsso orientale – ben visibile nelle sete ricamate -, dettagli surrealisti e un richiamo in salsa glitter alle stampe trompe-l’oeil di Roberta di Camerino.

Pazzeschi gli accessori, dalle borse rétro rivisitate alle scarpe da ricovero in ortopedia. L’effetto finale non è proprio ciò che ci si aspetta da Gucci. Prevale una sensazione di “scelto a caso” e tuttavia non posso negare di essere rimasta imbambolata davanti a questo caleidoscopio indefinibile.

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PRADA

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A dire il vero Prada non mi ha esaltata come le altre volte. L’ho trovata un po’ monocorde, ma sono consapevole che di qui a qualche mese sarò ossessionata da ogni singolo outfit. E poi si sa, Miuccia anche con una mano legata, gli occhi bendati e piegata dagli spasmi intestinali sarebbe capace di creare solo collezioni top che costituirebbero perle rare nelle carriere di altri stilisti.

E così è stato per la p-e 2016, i cui riferimenti sono i tailleur e i soprabiti bon ton anni Sessanta con giacche a scatola, tessuti iperclassici come spina di pesce, quadri e tweed, strisce da divano e colorini deprimenti. In perfetta linea col verbo Pradesco per cui ciò che è universalmente considerato brutto nelle mani di Miuccia diventa più che bello, imprescindibile. Gli abiti scivolati anni Venti si portano sui pull di cotone pesante lavorato a ferri, in un curioso gioco di opposti simmetrici rispetto alla sfilata di Dior, dove micropull simili venivano indossati a mo’ di bolero sulle tunichette di organza. Su tutto spadroneggiano i collari-mantellina in rete (anche in versione decorata) e gli orecchini palla di Natale, presto ai lobi di tutte le it girl del mondo.

Bellissimi i look finali ricoperti di macro paillette e ovviamente gli accessori.

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FENDI

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Fendi viaggia sempre su un binario a sé stante. La collaborazione tra la premiata ditta romana e Lagerfeld va avanti da 50 anni, Karl non è un giovincello eppure a guardarla si ha la sensazione di qualcosa di fresco, che esiste per la prima volta e non fa riferimento a niente. E così è anche per la p-e 2016.

Silhouette morbide, silhouette affilate, inserti punto smock tutt’altro che romantici, tagli, geometrie, maniche a boule, intrecci, cuciture con maxi fettucce, lavorazioni impensabili con pelle e pelliccia, tanto rosso corallo, blu e verde militare. Capi forti, contemporanei, quelli che qualunque donna vorrebbe indossare. Sandali, borse e occhiali da sole semplicemente da perdere la testa.

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E ANCORA

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N°21

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Adorabili le stratificazioni di abiti con t-shirt e camicie, le lavorazioni a intaglio e il color nude. Più che bizzarre le scarpe. Aggettivi per definire la collezione: giovane, disinvolta, ricercata e – come tutto ciò che è N°21 – molto cool.

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VERSACE

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Imprevedibilmente riuscita la p-e 2016 di Versace. Sexy ma con stile, restringe oculatamente il numero degli abiti da soubrette per dare sfogo a un mix intenso di militare, animalier e maschile in cui brilla il camouflage Pop.

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3 risposte a “Le 5 collezioni top della Milano Fashion Week – SS 2016”

  1. Matteo ha detto:

    E Marco de Vincenzo no? Me l'hai fatto conoscere tu, ora è diventato una star del fescionsistem! Secondo me, una bellissima collezione, forse qualche sbirciatina di troppo a vecchie Kane e JWA.
    Molto belle tutte quelle che hai selezionato, mi stupisce sempre lo "spread" Lagerfeld da Fendi-Lagerfeld da Chanel, dove secondo me è davvero deludente, non fosse per il bel baraccone che ogni volta tira su.
    Marras è bravissimo, evvabbè, non capisco perchè non sia idolatrato nel mondo tipo Van Noten.
    Delusione Pucci 🙁

    Matteo

    • ElectroMode ha detto:

      De Vincenzo mi piace tantissimo, sempre, però stavolta devo ammettere un po' meno del solito. Anche se intendiamoci alla camicia col monte Fuji, al completo coi crisantemi e a un paio di soprabiti (quello con le frange e quello di seta tipo kimono) certo non direi di no.
      Lagerfeld è un mistero, da Fendi è sempre eccezionale, da Chanel meno, nel senso che ormai va a fasi alterne, alcune buone altre proprio no. Però la p-e 2016 – sfrondata di alcuni look davvero pesanti e pleonastici – secondo me è stata una buona collezione, non a livello dell'autunno-inverno, però a me è piaciuta. I baracconi poi sono imbattibili, mi piacerebbe trovarmici dentro almeno una volta.
      Marras <3 <3 <3
      Delusione Pucci ma terrore Cavalli, per quanto mi riguarda.

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