NEW YORK Fashion Week – Spring-Summer 2012NEW YORK Fashion Week – Spring-Summer 2012

ramage e paisley in bianco, nero, azzurro e grigio;
decori black & white alla Beardsley
invadono, spesso in “coabitazione”, buona parte degli outfit proposti.
E, se nella prima parte le linee sono essenziali, si passa progressivamente all’abbinamento col pizzo macramè doppiato e a silhouette che, pur mantenendo una certa semplicità, diventano più ricercate grazie ai drappeggi e al motivo dominante delle ruche,
presenti un po’ ovunque, anche nei look che non puntano sulle fantasie.
Molto belli e suggestivi i capi in bianco e nero che preludono al finale,
caratterizzato da una sorta di camouflage colorato e paillettato, che irrompe come ornamento per diventare tema esclusivo dell’ultimo elegante abito ad anfora.


La collezione non poteva quindi che aprirsi con mise inseparabili da cloche e sciarpe strette attorno al collo.
Dominano romantiche fantasie floreali da porcellana old style,
colori un po’ polverosi e una versione candy e delicata del color block, tutti declinati in ampi pantaloni, pulloverini di filo, gonne e abiti svolazzanti,
impreziositi dal taglio sbieco che percorre la passerella dall’inizio alla fine.
Stupendi i tailleur maschili alla Jay Gatsby, specie quelli con short e gilet.
Tanto bianco e rosa per i completi “informali” e le tunichette da flapper girl arricchite di piume,
a cui si aggiunge il grigio per il trionfo scintillante e preziosamente understatement della sera in raso, chiffon e cristalli, che tratteggiano l’eleganza sofisticata di un’epoca irripetibile.
Molto belli gli accessori, in particolare le bisacce – che sembrano ricavate da scialli con lunghe frange -, le borse – che abbinano corde e rose di stoffa -,
i sandali a tacco alto;
graziosi i platform in rafia e tessuto.
È Googie la parola d’ordine per la prossima p-e di Proenza Schouler e a chi non sapesse esattamente di cosa si tratta diremo che è questo,

questo,

e anche questo,

ovvero è la corrente architettonica caratterizzata da colori intensi, forme spigolose o arrotondate e suggestioni space che ha invaso motel, bowling, stazioni di servizio e caffè americani tra la fine degli anni Quaranta e i primi anni Sessanta. A questo mood si sono ispirati Lazaro Hernandez e Jack McCollough creando una collezione in cui rivivono in versione cool anche fantasie estremamente rétro.
Diciamo subito che la prima parte della sfilata è piuttosto cupa con tinte unite e stampe tigrate o floreali in marrone bruciato, giallino e nero per completi con short a vita alta e giacche dalle spalle pronunciate, camicie squadrate o tuniche con coulisse.
Anche questa volta sono state utilizzate tecniche artigianali come la tessitura della rafia per i vestiti crochet in nero e per quelli che presentano intarsi geometrici colorati.
Altro materiale must la pelle d’anguilla, che si ritrova in short, gonne e abiti dalle linee svasate (anche come semplice dettaglio e profilo),
mentre le atmosfere Googie emergono soprattutto nelle mise in toni pastello o acidi (con inserti di grafiche tigrate o coccodrillate)
e in quelle bustier o drappeggiate effetto sarong, in cui – mixati a pois optical o sovrapposti a t-shirt nere – trionfano gli azzardati abbinamenti cromatici di motivi floreali incredibilmente vintage, dominati da cattleye e monstere.
Il finale è riservato a foglie e fiori ritagliati e montati su voile doppiato e ornato di cristalli per look assolutamente lineari ed eleganti.
Simpatiche e originali le borse che mimano le custodie delle macchine fotografiche.
Non potevano mancare infine i guanti di pelle al gomito e gli occhiali a punta, seppur in versione più estrema e spaziale.
A metà strada tra anni Venti (che si tratti della sindrome da remake de Il Grande Gatsby?) e Sessanta,
con dettagli sporty e sovrapposizioni iscritte nel dna grunge di Jacobs, questa collezione è – come al solito – una stratificazione di elementi e proporzioni, che incredibilmente si tengono contribuendo a un risultato del tutto originale. Materiale d’elezione è la plastica variamente declinata: dalle striscioline trasparenti che compongono le frange di avveniristici abiti charleston –
riportate anche sulle borse –
al cellophane colorato delle gonne e dei vestiti drappeggiati, indossati su classiche camicie maschili e bluse sdrucite,
fino alle micropaillette di eteree sottovesti velate.
Molto presenti anche i tessuti luminescenti effetto stagnola (si tratta ancora di plastica?)
e metallo fuso, proposti per contrasto in una tranquillizzante fantasia a quadri tovaglia,
la pelle “liscia” o verniciata e coccodrillata,
il tratto sportivo evidente nelle felpe abbinate a civettuole gonne in taffettà.
Dalle forme più complesse, trionfanti di panneggi e falpalà,
si passa a quelle più semplici e lineari di cappottini e tailleur un po’ bon ton e un po’ streetwear.
Bellissimi gli abiti da flapper girl in raso e tulle indossati con gambaletti o calze flosce
– che ricordano quelle presentate da Antonio Marras per l’autunno-inverno –
ma anche il pizzo metallizzato e borchiato degli ultimi outfit in stile sottotorta traforato.
Sally LaPointe, decisamente aliena dal contesto newyorkese, propone un gotico spogliato di qualsiasi orpello, con influssi nipponici, fluidi drappeggi e interessanti costruzioni geometriche per look in toni cupi e polverosi – fatta eccezione per il flash giallo acido – che oscillano tra lungo e mini;
Calvin Klein Collection, per mano di Francisco Costa, articola una collezione minimale ma al contempo femminile, declinata in delicate trasparenze e nuance da lingerie – dal carne al cipria, dal color champagne al grigio e al nero – per abiti sottoveste, pantaloni ampi, giacche morbide o con tagli inediti e cappottini a un solo bottone;
Prabal Gurung è tutto un trionfo barocco e sensuale in cui le stampe digitali effetto test di Rorschach si stagliano nettissime nel viola fiammeggiante su fondo bianco e nero (con tocchi di verde acqua), esaltate da gonne a corolla, dettagli gym, inserti trasparenti, latex, piume e paillette;
Derek Lam coniuga una silhouette essenziale con la ricchezza di colori, stampe caleidoscopiche (uno dei temi ricorrenti di queste sfilate) e materiali come pelle, crochet, pitone patchwork e paillette per gli outfit finali;
Diane Von Furstenberg, raffinata e iperfemminile anche quando si tratta di giacche e pantaloni, si distingue per uno chic disinvolto, esaltato da forme leggermente più cocoon, innumerevoli fantasie, ricami e una vasta gamma di tonalità abbinate in modi inusuali;
Alexander Wang ridefinisce il suo caratteristico stile athletic-chic, incentrato questa volta su ciclismo, motocross e automobilismo, tradotti attraverso tessuti tecnici, rete, zip, cargo pants e bermuda “rotti” da fantasie floreali;
Altuzarra, ancora all’insegna di sport-chic e linee semplici, delinea una sequenza di abiti, cappottini e giacche in pelle trapuntata o lavorata a laser, maglia e tessuti techno, su cui dominano bianco, nero, verde acido e un’energetica grafica tropicale.
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