NEW YORK FASHION WEEK 2 – SS 2014: Proenza Schouler, Marc JacobsNEW YORK FASHION WEEK 2 – SS 2014: Proenza Schouler, Marc Jacobs

E concludiamo il report sulla New York Fashion Week con gli approfondimenti su Proenza Schouler e Marc Jacobs.

Poi un accenno a 3.1 Philip Lim.

Per il resto un po’ di delusione e di affanno perché è già London Fashion Week.    

PROENZA SCHOULER

È vero, ho un debole per il duo Hernandez-McCollough, ma quella di Proenza Schouler è stata forse la migliore sfilata della New York Fashion Week.

Sarà per le suggestioni epiche impresse dalla soundtrack del Maestro Giorgio Moroder, sarà per lo splendore della luce naturale, ma l’ingresso delle modelle su enormi coturni in lotta con le leggi fisiche lascia senza fiato. Davanti agli occhi una silhouette allungatissima, caratterizzata da stratificazioni di soprabiti, top con chiusure metalliche e ampi pantaloni alla caviglia.

La sensazione è a metà tra un marinaio alla Ammutinati del Bounty e un samurai del futuro. 

Anche se, al di là della mia immaginazione, l’ispirazione proviene dall’Arte Povera, dal design West Coast anni Cinquanta e da quello brasiliano di Sergio Rodrigues, nonché da artisti come Robert Ryman e Piero Manzoni.

Personaggi e stili eterogenei, tutti accomunati però dalla preferenza per matericità e consistenza, qui raggiunte con profusione di legno, metallo, suede o con intrecci di fili di seta alla maniera dei tappeti marocchini.

Notevoli i capi con baschine geometriche e gli abiti in lurex.

Ma i look del cuore irradiano bagliori ramati e argentei da corazze e pantaloni plissé.

Bellissime le collane scultura.

MARC JACOBS

In uno scenario postapocalittico sfila una collezione bizzarra, onirica, decisamente cupa.

Altro che leggiadria e fiori in primavera. I fiori da Marc Jacobs ci sono ma somigliano alla stampa disegnata da Raoul Dufy per il leggendario soprabito di Paul Poiret. Bellissimi, oscuri, hanno un aspetto che è una via di mezzo tra una vecchia tappezzeria e le fantasie hawaiane da surfisti.

Paul Poiret – Soprabito La Perse con stampa disegnata da Raoul Dufy – 1911 – Pinterest

D’altra parte, nonostante l’incredibile serie d’ispirazioni – da Gotham City al festival Burning Man, a White Snow di Paul McCarthy -, l’idea era di trasportare sulla passerella lo stile di quelle ragazze che nella quotidianità vestono con abiti di oltre un secolo fa abbinati a Birkenstock e scarpe da ginnastica.

Ragazze – difficili da trovare dalle nostre parti – che hanno la loro massima rappresentante nella musa di Marc: la modella Jamie Bochert.

Certo per indossare con naturalezza una mise da vedova Vittoriana con sandali rasoterra di gomma o con scarpette da surfista ci vuole una considerevole dose di consapevolezza e originalità e magari anche un fisico alla Jamie.

La collezione è tutto un susseguirsi di giaietto, colori autunnali e pesanti passamanerie su  giacchini da neoussaro con maniche bombate e bermuda sportivi rivisitati.

Belli i completi in felpa a rilievo e gli abiti lunghi con pattern bicolore.   

3.1 PHILIP LIM

E finiamo con un accenno a 3.1 Philip Lim. Il desiderio di un ecosistema intatto è alla base della collezione. La natura selvaggia invade le caratteristiche forme nitide e sportive, che si arricchiscono di stampe effetto minerale e di colori terrosi, metallici e marini.



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