NYFW – FW 2015-16: Marc Jacobs…NYFW – FW 2015-16: Marc Jacobs…
Al netto dei tanti marchi che starebbero meglio in qualche fiera di settore, quest’edizione della NYFW è stata tutto sommato positiva.
Una la sfilata top – Marc Jacobs -, a cui bisogna però aggiungere la migliore collezione di sempre di Michael Kors, l’incredibile corteo funebre di Thom Browne e la parata anni Sessanta di Francisco Costa per Calvin Klein. Tendenze emerse: un’imperante rétromania, un ritorno del nero assoluto, una propensione per tessuti e dettagli maschili e una certa comprensibile passione per The Knick.
Spunti interessanti ma meno convincenti del solito da Proenza Schouler. Piuttosto deludenti la passerella all black di Alexander Wang e quella di Rodarte. Da segnalare Lacoste, Altuzarra, Vera Wang e Victoria Beckham.
MARC JACOBS
Dulcis in fundo, perché è l’ultimo giorno della New York Fashion Week che arriva il coup de théâtre, la sfilata che fa la differenza.
Dopo la separazione da Louis Vuitton e l’affidamento della seconda linea a Luella Bartley e Katie Hillier, Marc Jacobs ha prodotto la collezione un po’ insoddisfacente dello scorso inverno e l’ottima prova della primavera-estate. Ma si può dire che è tornato davvero tra noi solo adesso.
Cupa quel tanto che basta, la collezione è come impregnata di una versione decadente dell’eleganza assoluta e anticonformista di Diana Vreeland, il cui famoso salotto rosso rivive nel fondale dipinto da Stephen Beckman.
I cappotti-cappa che hanno caratterizzato le passerelle newyorkesi qui contribuiscono a un’atmosfera alla The Knick insieme alle gonne rasoterra, alle pellicce e alle giacche con maniche a sbuffo.

The Knick – Juliet Rylance – poster – via Pinterest
Ci sono anche elementi che riecheggiano gli anni Cinquanta, i Sessanta, i Trenta, ma presentati con quello stile innato di chi può mischiare qualsiasi cosa, di qualsiasi epoca, ottenendo sempre un risultato più avanti delle tendenze del momento.
Molto belli i ricami e il mix di tessuti maschili e dettagli fetish.
MICHAEL KORS
Qui non ci si dà arie di avanguardia, di genialità, di sofisticatezza. Qui – e parliamo di Michael Kors – siamo più dalle parti di un solido approccio americano: gradevole, indossabile, vendibile. Eppure mai come stavolta la passerella sporty glamour di Kors è stata brillante. Mai la portabilità e la commerciabilità sono state così eleganti e impeccabili dall’inizio alla fine.
Nel tratteggiare una collezione quasi interamente da giorno Kors ha scelto un’allure da Inghilterra anni Trenta/Quaranta baciata da disinvoltura e contemporaneità e priva di leziosaggini didascaliche.
Una stratificazione di elementi discreti e maschili dalla maglia al principe di Galles e al tweed, dai colletti da collegiale ai colori understatement, dalle doctor bag alle scarpe stringate, rielaborati in chiave femminile con l’innesto di pelliccia, broccati, piume e ricami di cristalli.
Bellissimi i cappotti-cappa che risolvono in comodità il vezzo dei soprabiti appoggiati sulle spalle. Una delle sfilate più soddisfacenti della NYFW, di sicuro quella di cui si vorrebbe indossare tutto.
THOM BROWNE
Questa è la sfilata che non avrei voluto proprio perdere.
Chi avrebbe potuto scegliere un tema scivoloso come gli abiti da lutto? Thom Browne lo ha fatto con una sicurezza, una raffinatezza e un’ironia non comuni. L’ambientazione obitorio rétro alla The Knick tra modelle “morte”, modelle angeliche in bianco e altre in lutto strettissimo ha segnato uno dei momenti indimenticabili della stagione.
Molti i look splendidi giocati su sovrapposizioni, materiali preziosi, particolari maschili, suggestioni del passato. Ammesso che in questo caso si possa parlare di trend, questo è stato indubitabilmente il modo più originale e superbo di presentare una collezione in nero. Notevoli i cappelli di Stephen Jones.
CALVIN KLEIN COLLECTION
Rétro imprevedibilmente anche per Francisco Costa, che per Calvin Klein s’ispira però a quanto di più lineare e vitale propongano le epoche passate: la fine degli anni Sessanta. Il periodo proprio di Venus in Furs dei Velvet Underground che risuona sulla passerella.

Nico – via Pinterest
Di qualunque cosa si tratti, l’esito è una collezione essenziale, grintosa e understatement in cui il lusso dei materiali e delle lavorazioni è nascosto da particolari che danno al tutto un’aria semplice e a volte un po’ sfatta.
Belli i vestiti, i cappotti e i pantaloni in pelle e cavallino, accompagnati a cuissarde aderentissimi, stivaletti e Mary Jane. Raffinate le tuniche finali con tessere di pelle e borchie.
FINIAMO CON
Proenza Schouler parte dalle opere di Helen Frankenthaler e Robert Morris per un risultato cerebrale, affascinante ma non esattamente coinvolgente.

Helen Frankenthaler – A Green Thought in a Green Shade (1981) – via Pinterest

Robert Morris – Untitled – 1967-68 – via Pinterest
Si nota poi qualche “ispirazione” un po’ troppo “fedele” come gli abiti con inserti in pelliccia che potrebbero ricordare Fendi (fw 2012-13) ma soprattutto le calzature, clone dell’attuale primavera-estate di N°21.
Delizioso il rétro gym anni Settanta di Felipe Oliveira Baptista per Lacoste, tra un omaggio al fondatore René Lacoste e uno ai Tenenbaum.

René Lacoste – via Pinterest

I Tenenbaum – via Pinterest
In continuità col suo stile minimal-femminile Victoria Beckham esplora nuovi volumi proponendo una collezione sofisticata, moderna e anche vestibile che venderà bene.
Sensuale, tra pizzi, spacchi, stivaletti stringati da ballerina del can can e grandi colli di volpe Altuzarra trae ispirazione dai dandy ottocenteschi e dalle cosiddette swans, le chicchissime amiche di Truman Capote. Debutto per le borse della griffe.
Asciutta e lievemente maschile la collezione di Vera Wang è un quasi all black di notevole fascino che trova i suoi punti di forza nella purezza e nelle costruzioni asimmetriche.
All in all, the last edition of NYFW was positive. The Marc Jacobs’ fashion show was the best one with the addition of Michael Kors, Thom Browne and Calvin Klein Collection. Some trends emerged during this edition: a prevailing retromania, a return to total black, a propensity for men’s fabrics and details and a certain understandable passion for The Knick.
MARC JACOBS
The coup de théâtre arrived on the last day of New York Fashion Week.
After the separation from Louis Vuitton and the entrustment of the second brand to Luella Bartley and Katie Hillier, Marc Jacobs produced an unsatisfying fall-winter collection and a great spring-summer 2015. But he has been back just now.
The collection was filled with a decadent version of the absolute and nonconformist elegance of Diana Vreeland, whose famous red sitting room inspired the backdrop designed by Stephen Beckman.
The cape coats, which characterized the New Yorker fashion shows, contributed to an atmosphere in The Knick style along with the floor-scraping skirts, the furs and the jackets with puffed sleeves.

The Knick – Juliet Rylance – poster – via Pinterest
There were also Fifties, Sixties and Thirties references,
very beautiful embroideries and a mix of men’s fabrics and fetish details.
MICHAEL KORS
Michael Kors is probably the main exponent of the American approach to fashion: not in the vanguard but pleasant, wearable, saleable. But this time more than ever the Kors’ sporty glamour runway was so brilliant and the marketability never was so elegant and impeccable from beginning to end.
Kors chose for his collection a Thirties/Forties allure characterized by nonchalance and devoid of affectations: a stratification of understated details like knit, prince of Wales, tweed, collars, sober colors, doctor bags and men’s shoes reworked in feminine terms through fur, brocades, feathers and embroideries.
The wonderful cape coats solved comfortably the habit of wearing the coat over the shoulders. The Michael Kors’ fashion show was surely one of the most satisfying of NYFW.
THOM BROWNE
Who could have chosen a dangerous theme like mourning dresses? Thom Browne did it with uncommon self-confidence, refinement and irony. The set, which remembered The Knick’s operating theatre, the “dead” models, the angel models and the others in grief, marked one of the memorable moments of the season.
The marvelous looks were characterized by layerings, precious materials, men’s details, rétro atmospheres. This was undoubtedly the most original and magnificent way of presenting a black collection. The Stephen Jones’ hats were remarkable.
CALVIN KLEIN COLLECTION
Francisco Costa was also inspired by the past, but for his Calvin Klein’s collection chose the most essential and alive period: the late Sixties.
The result was a beautiful, fierce and understatement collection, in which the luxury of materials and manufacturings was hidden by some details that gave a simple and a bit frayed vein.
Leather and pony dresses, coats and trousers were matched with tight boots, ankle boots and mary janes. Very refined the final tunics with leather patches.
WE END WITH
Proenza Schouler honored Helen Frankenthaler and Robert Morris with a cerebral, fascinating but not captivating collection. The shoes were too similar to those ones from N°21 spring-summer 2015.
The adorable Seventies rétro gym collection by Felipe Oliveira Baptista for Lacoste was a tribute to the founder René Lacoste and The Royal Tenenbaums.

René Lacoste – via Pinterest

The Royal Tenenbaums – via Pinterest
Victoria Beckham explored new volumes presenting a sophisticated, modern and also wearable collection in her typical minimal-feminine style.
The sensual Altuzarra collection was inspired by dandies and Truman Capote’s “swans”. The distinctive elements were lace, skirts with slits, lace-up boots and big fox fur collars. The new Altuzarra handbag’s collection debuted on the runway.
Simplicity and asymmetries were the strength of the almost all black Vera Wang’s collection.
Marc Jacobs mi ha lasciato a bocca aperta! Sarà il mio amore per Diana Vreeland o per le citazioni storiche, ma davvero mi è sembrata una collezione unica! Ti aspetto con Londra, che dal mio punto di vista in pochi giorni ha già proposto moltissimi spunti. E poi terrei ad un tuo parere su Tom Ford!! Della serie, post a richiesta. Baci
Cecilia
Non so se ci riuscirò mai a parlare di Londra ma ci proverò.
Un bacio
Io amato/adorato Marc Jacobs e punto.
Tutto il resto non mi è sembrato degno di nota.
Beh, come Marc sicuramente non c'è nessuno e New York è quello che è, però forse sei un po' troppo severa MK 😉
Marc Jacobs bello… ma non è un misto di tutto quello che ha già fatto da Vuitton (MK, se mai leggerai, perdonami, te ne prego).
The Knick non so che sia. Che ignorante. Rimedio Asap.
Ck avvincente come al solito, PS collage spudorato (c'è anche un po' di JWA o son matto io? E Cèline, un sacco. Come dalla Beckham).
Alturazza sembrerebbe ancora sperare in un posto da Gucci, eh…
Un-Matteo-che-tenta-di-essere-un-po'-meno-logorroico-del-solito-ma-con-scarsi-risultati-se-non-quello-di-sembrare-una-comunicazione-del-telegrafo.
Allora, The Knick è la serie televisiva di Steven Soderbergh ambientata in un cupo ospedale newyorkese nel 1900. Hanno trasmesso su Sky la prima serie qualche mese fa e mi ha fatto impazzire. Se riesci a recuperarla te la consiglio, è eccezionale.
Su Altuzarra hai ragione e Céline credo che sia in assoluto il brand più imitato forse insieme a Prada. Per quanto anche nel loro caso, se si analizza tutto credo che qualcosa si trovi sempre. Ad esempio qualche anno fa uno dei look più riusciti di Céline era davvero molto simile a uno di Geoffrey Beene di molti anni prima.
Comunque non sei logorroico; i tuoi commenti mi piacciono sempre tantissimo.