Paris Haute Couture – Fall-Winter 2011-12Paris Haute Couture – Fall-Winter 2011-12
La quintessenza della moda e della maestria artigianale: ecco la sintesi delle più interessanti sfilate haute couture per l’autunno-inverno 2011/2012.
L’ambiente da fuoriusciti di alto lignaggio – si veda la versione hollywoodiana del film Anastasia di Anatole Litvak -, inclini al cosmopolitismo ma fortemente legati alla propria storia e alle proprie tradizioni, emerge nei preziosi ricami e damaschi in oro e argento pallido, che ricordano l’opulenza delle corti zariste e delle chiese ortodosse ma in una versione impalpabilmente fané come si addice all’eterea delicatezza della femminilità primi del Novecento e allo sbiadire dei ricordi;
gli arabeschi intagliati o intarsiati nella stoffa parlano di antiche radici orientali, cappotti e giacche rimandano a quelli dei cosacchi, le monete di raso dorato che adornano il soprabito di velluto trasudano atmosfere bizantine e il bianco riporta alla mente la neve degli implacabili inverni al di là del Don.
Le linee tuttavia sono scivolate e di una semplicità estrema (un po’ anni Dieci e un po’ anni Trenta), le tonalità – a parte nero, bianco e rosso – sono cipriate e fragili come l’ormai inimitabile color carne o il tenue verde, le lavorazioni inequivocabilmente sartoriali (vedi i complessi ricami di cristalli) ma senza ostentazione, i tessuti preziosi e romantici come il pizzo o il velluto dévoré dipinto a mano.
Deliziose le coroncine metalliche che s’intravedono tra i capelli racchiusi in chignon bassi e intrecciati, le borse squadrate e le scarpe, tutte.
GIVENCHY
Musa dichiarata è l’uccello del paradiso, non per i colori lussureggianti ma per la bellezza incantatrice e leggendaria e forse anche per l’assoluta rarità, un po’ come questi capolavori concepiti in numero esiguo e caratterizzati da lavorazioni – vedi le incrostazioni di perle – tipiche dell’alta moda anni Cinquanta, quasi estinte e qui incredibilmente riportate a nuova vita.
Sono in tutto dieci gli abiti – lunghi ed evanescenti, trasparenti come veli acquatici e tridimensionali con le loro escrescenze perlacee, il pizzo inamidato e vivo, le piume spumeggianti e le squame di seta che davvero trasmettono la suggestione di una donna-uccello – e abbigliano creature alabastrine e irreali, circonfuse e intrise di luce, tanto da sembrare uscite dalla gabbia dorata di un mondo altro ed evidentemente migliore.
JEAN PAUL GAULTIER
Il tutto inserito in una lezione di creatività virtualmente scandita in cinque punti: 1) le giacche con baschina-volant coordinate a gonne affusolate;
2) la “vestaglia” declinata con decoro giapponese e fodera di pelliccia, come soprabito di pelle fiammante o ancora sotto forma di abito da sera in voile, pelliccia o velluto che spesso lascia nuda la schiena;
3) il montgomery drappeggiato, in bilico tra Paul Poiret e Anna Karenina;
4) la teatralità del peplo con maniche di volpe argentata da diva del muto;
5) il cappotto sia ampio e avvolgente sia indeciso tra l’essere mantello o soprabito doppiopetto.
Spettacolari tutti gli elementi più direttamente riconducibili al balletto, dal make-up alle acconciature, dalle innumerevoli gonne tutù (in lana a spina di pesce, in pizzo e pelliccia, in tulle abbinato alla redingote di visone o al pullover norvegese intessuto di piume) fino alla sorprendente scarpetta da danza montata su platform scultura, perfetta per una Margot Fonteyn in libera uscita.
Raffinatissima infine è la presenza delle piume che, evocative dell’eleganza ipnotica del cigno, emergono ovunque, dal bolero al piumino, dai modelli da sera fino al gigantesco collo della tunica argento Ziegfeld Follies.
ARMANI PRIVÉ
Certo, le gonne lunghe e strette, seppur prodighe di silhouette fascinose, non hanno reso agevole l’incedere delle modelle – e questa da un punto di vista femminile non è una condizione auspicabile – tuttavia l’estrema grazia delle fantasie dipinte a mano, la sottigliezza delle citazioni nipponiche e la perfetta purezza delle linee non possono non suscitare ammirazione per questa incredibile espressione di savoir-faire.
Molto belli i completi pantalone in cui la struttura smilza e affilata, pervasa di nero, viene di volta in volta enfatizzata da una manica, un colletto, un punto vita o un dettaglio decorato con fiori di peonia e ciliegio o geometrie di colore; splendidi i tailleur in cui il motivo floreale investe la figura dalla testa ai piedi.
Incantevoli, al di là di tutto, gli ensemble con gonne longuette (fortunatamente dotate di spacchi laterali) e gli abiti da sera con busti squadrati e rigidi, che salgono quasi al collo come quinte teatrali, elaborati panneggi o stratificazioni.
Ultrachic le rivisitazioni degli obi che diventano fasce di velluto o vernice, a cui si sovrappongono cinturine sempre in vernice, le borse gioiello e le acconciature-scultura che mimano quelle dei samurai.
AZZEDINE ALAÏA
Il primo colpo d’occhio va sicuramente alla forma a clessidra degli stupendi cappottini-redingote variamente declinati, per passare successivamente a silhouette più asciutte e accostate, alle ampie mini con orli irregolari, alle balze tridimensionali degli abiti lunghi e alle gonne a calice del finale; delizioso il vestitino traforato denso di suggestioni da educanda.
Sofisticati i colori che intervallano il nero, dal verde oliva al cipria ghiacciato e al bordeaux, e gli stivaletti istoriati di dettagli metallici e borchie bucate.
GIAMBATTISTA VALLI
Prima collezione haute couture per Giambattista Valli, incarnazione di uno stile considerato naturalmente incline alle raffinatezze dell’alta moda dei tempi d’oro.
Applicazioni di fiori di stoffa, tripudi di balze e ruche, preziose incrostazioni di corallo, leggiadri drappeggi, nuvole di piume, ricami di perle, cristalli e paillette, insomma tutte le lavorazioni sartoriali possibili e immaginabili ci sono, così come le citazioni delle silhouette dei grandi maestri.
Di tanto in tanto, però, fa capolino una camicia bianca, che a ben vedere sembra più un camice da première, lasciato lì forse per ricordare che l’eleganza sta anche nelle piccole cose o ancora che senza le mani esperte delle lavoranti tanti capolavori non vedrebbero mai la luce.
Per quanto riguarda la sera, si va dal vestito dritto a quello fluttuante, dall’abito scultura a quello da ballo con gonne ampie e bustier, su cui può anche apparire un impalpabile mantello da principessa delle favole, o anche, un’immancabile stampa animalier.
Bellissimi i bijou e le cinture gioiello di Luigi Scialanga, le scarpe ricamate e le splendide fantasie floreali in bianco e nero.
CHANEL
Sull’onda del retrò emergono il cappottino con tasche bombate e gli ensemble con gonna dritta e sopra smanicato. Praticamente assenti i bijou, sostituiti da bottoni gioiello e decori swarovski applicati sul tessuto.
Molto belli i vestiti al ginocchio, dal bianco e nero con colletto e fiocco al total black settecentesco che propone ancora la baschina, dal pizzo nero a quelli spumeggianti di ruche, drappeggi, ricami e piume, semplicemente stupendi.
Discontinuo il livello dei completi con gonna godet (questi i nostri preferiti) e degli abiti lunghi, alcuni davvero incantevoli (vedi, tra gli altri, quelli con complesse stratificazioni o in voile e ricami argento), altri decisamente meno.
Interessanti i giochi di sovrapposizioni così come le piume che diventano tutt’uno con il tessuto; inedito l’abito da sposa.
Sbarazzino il cappellino di Mademoiselle portato all’indietro, con un fare un po’ da monello ma col tocco charmant della veletta.
BOUCHRA JARRAR, IRIS VAN HERPEN, RABIH KAYROUZ, ELIE SAAB
IL PARTICOLARE CHE CI PIACE
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Chanel
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proposte come fantasia del velluto devoré,
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Valentino
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infine bijou sotto forma di bracciale o cintura.
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Jean Paul Gaultier – Giambattista Valli
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Che stia per diventare una mania?
Immagini: style.com e vogue.it
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