Peter Lindbergh e l’importanza del voltoPeter Lindbergh e l’importanza del volto

 

 

Kate Moss – Harper’s Bazaar – New York – USA – 1994 – ©Peter Lindbergh

 

Peter Lindbergh è sicuramente tra i più grandi fotografi di moda viventi.

Non è un caso allora che il museo – o, meglio, l’international forum for visual dialogues – C/O a Berlin abbia deciso di dedicargli una mostra, per l’esattezza la più ampia retrospettiva mai allestita.
Peter Lindbergh. On street. Photographs and Films. 1980-2010 – che durerà, a grande richiesta, fino al 16 gennaio – raccoglie oltre 120 scatti del mago dell’istantanea. Divisa in tre sezioni, l’esposizione si concentra in particolar modo sulle riproduzioni di luoghi (un’attenzione speciale è riservata a Berlin), di visi e della loro relazione.
Come ha più volte ribadito in numerose interviste, Lindbergh è profondamente attratto dall’espressività, dai lineamenti e dalle forme dei volti; è attraverso questi e la loro naturalezza che parlano le immagini del fotografo tedesco. Egli mira a far emergere ciò che è vero, ciò che è intimamente individuale.
Si può comprendere allora come la bellezza, che egli prende in prestito dal mondo della moda e da meravigliose modelle e attrici come Amber Valletta, Tatjana Patitz, Naomi Campbell, Linda Evangelista, Milla Jovovich, Sharon Stone, Uma Thurman, costituisca il mezzo privilegiato attraverso cui possa venir fuori la singolarità, spesso venata da un’atmosfera di malinconia e fragilità.

Perfettamente naturale, allora, che Lindbergh abbia sottolineato, in una vecchia intervista, che l’esperienze professionali più autentiche sono state quelle con i bambini, poiché quest’ultimi, non avendo ancora un’immagine compiuta di sé e non soggiacendo, se non in minima parte, alle costruzioni e alle apparenze sociali a cui sono soggetti gli adulti, si aprono naturalmente, senza infingimenti, dinanzi alla camera.

Jeanne Moreau – Vogue Italia – Studio Kremlin, Kremlin Bicetre – France – 2003 – ©Peter Lindbergh

 

Basta osservare lo scatto che ritrae il viso della celebre attrice francese Jeanne Moreau per cogliere la peculiarità dell’approccio di Lindbergh: profondamente contrario alla tecnica dei ritocchi, l’artista tedesco punta a mettere in risalto la persona e non il personaggio. Jeanne Moreau parla, in quest’immagine, attraverso le rughe, i segni del corpo e il viso contratto.

Il mondo luccicante della moda viene così spogliato della sua artificiosità, la distanza diviene vicinanza e la bellezza si traduce in naturalezza. 

 

Debbie Lee Carrington, Helena Christensen – Vogue Italia – El Mirage – California – USA – 1990 – ©Peter Lindbergh
Come si può leggere nel testo introduttivo alla mostra, la moda è per Lindbergh solo l’occasione per un’immagine, per narrare una vicenda e per fornire al tempo stesso e inconsapevolmente  un nuovo tassello alla storia della cultura.  



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