Review: Yuksek – Living on the Edge of TimeReview: Yuksek – Living on the Edge of Time
Eppure, se ne parli in Italia, se accenni a qualche tuo conoscente party-addicted che c’è il live o il dj-set di Yuksek, ci sono poche possibilità di vederlo stracciarsi le vesti come farebbe se sentisse che ci sono i Bloody Beetroots. Un paio di anni fa il suo dj-set al Brancaleone a Roma fu una pura scarica di energia, ragguardevole sia per la qualità tecnica sia per la selezione delle tracce; inutile dire che, tuttavia, la presenza del pubblico era piuttosto esigua (non c’erano quattro gatti, ma neanche chi si picchiava e strattonava davanti all’ingresso per entrare). E non voglio immaginare cosa sia il live di questo maniaco dei synth, considerando che ora può mettere insieme produzioni del primo e del secondo album.
Ebbene sì, a due anni dalla pubblicazione dell’ottimo Away From The Sea, ecco a voi Living on the Edge of Time, composto da dodici tracce e anticipato dall’uscita del singolo On A Train (inizialmente diffuso sotto lo pseudonimo Mega Mystery Band; Pierre-Alexandre ha comunque rivelato che nei suoi live sarà effettivamente supportato da altri due componenti). Per quanto concerne la scelta di On A Train come singolo di lancio dell’LP, non si può far altro che applaudire Yuksek: anche se probabilmente non è il miglior brano di Living on the Edge of Time, è senza dubbio il più immediato e catchy, quello che più facilmente ti rimane in mente. Si tratta di ottimo electro-pop, con un inizio a metà strada tra electroclash e french touch e un ritornello accattivante: semplicemente irresistibile.
Quest’album segna uno scarto rispetto a quello precedente: nel primo a dominare sono distorsioni e banging beat, nel secondo l’amico di Brodinski scende maggiormente a compromessi, proponendo aperture pop (caratteristica distintiva), indie (è il caso di Off The Wall, il brano meno convincente dell’LP) e rock (Miracle, esperimento divertente). Inoltre acquista un ruolo preminente la parte vocale: se in Away From The Sea la voce, spesso distorta, è al servizio dei synth, in Living on the Edge of Time il rapporto si rovescia e le distorsioni sono rimpiazzate dalla pulizia del timbro.
Tuttavia, non sarebbe esatto concludere – come si è detto da più parti – che il secondo lavoro di Yuksek costituisce l’esatto opposto del suo esordio. È senza dubbio ravvisabile una differenza di fondo – a ulteriore dimostrazione della bravura e della stupefacente versatilità del producer transalpino -, ma è innegabile che nello stile e nel tipo di sonorità permangono notevoli similarità: Extraball e Tonight non sono distanti da molte tracce di Living on the Edge of Time, mentre nessuno si sarebbe stupito se pezzi come Fireworks o The Edge – che ricorda, non a caso, This is not Today – fossero stati presenti nella tracklist di Away From The Sea.
Dopo un incipit affidato all’electro-pop leggero e alle tastiere incalzanti di Always on the Run e dopo le atmosfere sognanti e i cori di White Keys, l’album raggiunge il suo acme in tre occasioni: To See You Smile è una ballata elettronica estasiante, imperniata sulla preminenza della vocalità e il ruolo ancillare giocato dagli arpeggi di sottofondo. A metà i synth emergono prepotentemente a segnare un climax ascendente di grande intensità, che poi gradualmente si placa in chiusura; Fireworks, impreziosito da un avvio ipnotico basato su beat ossessivi e riff di chitarra, è un esempio notevole di banging electro; You Should Talk comincia con suoni metallici che sembrano provenire da altre dimensioni, gradualmente entrano in scena synth martellanti e si viene a creare un inebriante gioco di note, dove la voce si armonizza al resto, diventando una semplice modulazione differente del suono. È la traccia più sperimentale e psichedelica dell’LP.
Living on the Edge of Time è un album da promuovere assolutamente, la consacrazione definitiva di un producer che ha talento da vendere. Probabilmente Away From The Sea è ancora una spanna superiore (ad eccezione dell’orribile I Like to Play), ma affermare per questo motivo che Yuksek ci ha deluso con il suo nuovo lavoro equivarrebbe a una bestemmia.
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