Interiors & Design: Room Mate Giulia

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ROOM MATE GIULIA

Finora nella rubrica Interiors & Design ho sempre parlato solo di case. Da oggi ampliamo lo sguardo su alberghi, b&b, resort & co, che poi volendo sono pur sempre case, anche se provvisorie. E inizio ovviamente da un posto in cui piacerebbe molto soggiornare a una malata di design, vintage e atmosfere easy… come me.

Inaugurato ad aprile, in tempo per il Salone del Mobile, Room Mate Giulia è il tassello milanese della catena sui generis Room Mate, nata a Madrid dal desiderio di tre amici di creare qualcosa di cui si sentiva la mancanza ovvero: 1) hotel centrali (e Giulia è vicinissima a Piazza Duomo), 2) esteticamente piacevoli (in questo caso l’espressione è eufemistica), 3) con un approccio amichevole (non so), 4) senza servizi inutili e 5) perciò competitivi sul prezzo (mmhh!).

Diciamo che a Milano è intervenuto un adattamento agli standard locali, il che equivale a dire prezzi non esattamente abbordabili nella comune accezione del termine ma anche un progetto che è un’incredibile iniezione di design, nel segno del vintage contemporaneo e della storia meneghina, firmato nientepopodimenoche Patricia Urquiola.

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La dea Kalì del settore, capace di sfornare simultaneamente alberghi, sedie, lampade, letti destinati invariabilmente a diventare cult, ha costruito un ambiente forte ma ovattato nella sua atmosfera soffusamente anni ‘50, caratterizzata da una palette fatta di toni insoliti e rétro: pesca, blu polvere, verde muschio e senape, incorniciati da dettagli neri (nei bagni) e ottone.

In ogni elemento c’è un riferimento al contesto.

I pattern a griglia – presenti ovunque, dai cuscini alle mattonelline, dai tappeti ai soffitti – evocano il rigore geometrico della città, i moduli metallici industriali utilizzati per i guardaroba o i vetri retinati sono un omaggio alla storia manifatturiera della capitale economica italiana, il marmo rosa e i mattoncini adoperati nella hall rimandano al Duomo e al materiale più diffuso nel Nord Italia. Gli arredi – da furto se non fossero così ingombranti (si scherza 🙂 – sono classici di Cassina rivisitati con nuovi colori e geometrie oppure della stessa Urquiola.

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Interessanti i bagni – soprattutto quello che sposa piastrelle rosa e marmo -, che in linea con la tendenza attuale di recupero delle mattonelline 5×5, dimostrano ulteriormente come un rivestimento tradizionale e semplice, a lungo snobbato in favore di pietre, kerliti, grès e mosaici, se ben dosato può dar vita a un impatto stiloso e originale, specie se spezzato con altro.

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Nelle stanze, molto raffinato l’insieme di letti imbottiti che sembrano sospesi a occhielli di cuoio, applique in ottone e specchi sagomati inequivocabilmente Fifties.

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Spettacolare la hall – in cui trionfano divani e poltrone in un mix cromatico tenue e polveroso da Mid Century Modern -, incorniciata da opere d’arte che creano una fascia decorata sotto al soffitto. Un po’ Mad Man, tra ironia milanese e magic touch della star del design contemporaneo.

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