Interiors & Design: Speciale Lampade 3
SPECIALE LAMPADE 3
Concludiamo il nostro SPECIALE LAMPADE (qui e qui le puntate precedenti) a ridosso del Salone del Mobile 2016 (nel prossimo post gli appuntamenti da segnare). E per quest’ultima puntata ci concentriamo su 4 tendenze di forte impatto nella loro apparente semplicità: 1) le lampade con fili che viaggiano su muri e soffitti, 2) i portalampade appesi a un filo, 3) le sospensioni a cascata e 4) i fari di tipo industriale.
LAMPADE CON FILI CHE PORTI DOVE VUOI
Michael Anastassiades nel concepire per Flos le String Lights ha detto di aver preso spunto da un viaggio in un treno ad alta velocità. A impressionarlo i fili sospesi tra i tralicci, il loro procedere perfettamente paralleli, la loro forza grafica e la capacità di tagliare in maniera poetica il paesaggio. Ispirazione che si è poi associata all’idea delle lampadine penzolanti nelle piazzette mediterranee ma soprattutto all’intento di dare vita a una lampada che dialogasse con l’architettura che la ospita e che fosse in grado di risolvere un problema pratico di non poco conto: quello di portare la luce dove si vuole, superando la barriera fisica dell’attacco elettrico, il tutto con un “semplice” filo nero che disegna nell’aria geometrie infinite.
Inutile dire che come tutte le cose che sembrano facili le String Lights nascondono un progetto non esattamente agevole da ingegnerizzare. Ma il risultato è incredibile, una presa di corrente e cavi che rimbalzano da una parte all’altra in totale libertà.
Stesso discorso per un’altra lampada di grande suggestione, la Neuro di Davide Groppi. Qui il cavo si arrampica sulle pareti in tanti segmenti tesi da altrettanti isolatori. Il riferimento è ai vecchi schemi elettrici, o forse al gioco da Settimana Enigmistica “Collega i Puntini”. Aim disegnata dai fratelli Boroullec per Flos è invece la versione industriale della loro sospensione Liane: a partire da una sorgente si diramano proiettori attaccati a cavi lunghissimi che consentono di orientare la luce e posizionarla nello spazio nel modo più naturale possibile, proprio come farebbe una pianta. L’effetto è quello di un’installazione o di una lampada adattata e un po’ bohémien da loft d’artista. Sulla stessa lunghezza d’onda Wireflow di Vibia e Hook Light di Areti, col suo coté precario e spontaneo da lampadina appesa a un filo.

Flos – String Light con testa a cono – design Michael Anastassiades – 2014 – alluminio pressofuso, policarbonato, da 12 a 22 metri di cavo coassiale rinforzato in Kevlar – da 500 €
FILO + PORTALAMPADA
La Hook Light ci traghetta alla seconda tendenza in esame ovvero: filo + portalampade + lampadina o al suo posto sfera di vetro. Che il portalampade sia di gomma colorata come nel caso della E27 di Muuuto, di ceramica come per le Aballs di Jaime Hayon per Parachilna o di rame, ottone e marmo come per le Mass Light di &Tradition poco importa. Il risultato è domestico ma al tempo stesso così illusoriamente scarno e minimale da bastare a se stesso ma anche da far venire voglia di montarne tante e raccoglierle a mazzi.
SOSPENSIONI A CASCATA
E siamo al punto 3, sospensioni a cascata. Qui si gravita tra gli anni ’60 e l’idea di raggruppare un po’ di “lampadine”, quasi si trattasse di una situazione di fortuna. Da segnalare le Mass Light N9, ma anche le boule delicatissime e simili a palloncini di Apparatus e Luceplan o la spettacolare versione industria ma col tocco vellutato del Pvc delle Torch Light Bunch di Established & Sons.

Luceplan – Stochastic – design Daniel Rybakken – 2015 – vetro e acciaio – diverse possibilità di combinazione
FARI INDUSTRIALI
Chiudiamo con i fari industriali, capaci di dare una sferzata essenziale e quasi rude a qualsiasi ambiente. Si può andare di mercatini o trovarobe alla ricerca di veri residuati di fabbrica oppure optare per il design. E da questo punto di vista il pezzo per eccellenza è il Projecteur 365 Pendant (disponibile anche da terra o da appoggio) di Le Corbusier prodotto da Nemo. In alluminio verniciato e vetro, è un inedito progettato nel 1954 per l’Alta Corte di Chandigarh in India, recuperato nel 2012 da Nemo in collaborazione con la Fondazione Le Corbusier.
Partendo da qui le “variazioni” sul tema sono svariate, dall’effetto peschereccio della Lampara all’effetto cucinetta anni ’50 della Huna entrambe datate 1965 ed entrambe di FontanaArte, dalla cartapesta di Moooi alla gomma di Muuuto, fino alle lampade da ufficio a sospensione di Lampe Gras o alla loro versione monstre nella Dear Ingo di Ron Gilad per Moooi.
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