Tartan Mania: un mondo a quadri
TARTAN MANIA
Credo fosse dai tempi del grunge che non si vedevano così tanti quadri, pied-de-poule e compagnia bella.
A parte i kilt completi di spillone con cui mia madre mi addobbava in epoca scuole elementari e appunto le camicione del periodo Nirvana/Pearl Jam/Soundgarden, non è che sia mai stata una fissata dell’effetto plaid.
E invece adesso un cappotto checked, un vestitino tartan ma di quelli con qualche taglio o asimmetria punkettona, un tailleur pantalone e persino un accessorio scozzese mi aggraderebbero. Forse perché il bello dei quadri è che spaziano alla grande, dai clan alla Braveheart ai boscaioli del Montana, dai dandy inglesi a Brigitte Bardot, da Sid Vicious a Kurt Cobain.

Grunge & Glory – Vogue US – Dicembre 1992 – ph. Steven Meisel – Naomi Campbell e Kristen McMenamy – via Pinterest
RAF SIMONS E IL TARTAN PLASTIFICATO
Venendo all’oggi, per quanto mi riguarda, la “colpa” di questa mania è stata di Raf Simons, che da Calvin Klein ha confezionato soprabiti rivestiti di plastica trasparente, nemmeno fossero stati appena ritirati dalla lavanderia.
Lo stile tintoria non deve aver traviato solo me, visto che Zara – manco a dirlo – lo ha prontamente rielaborato in una shopping bag quadrettatissima e plasticosissima, della serie se non puoi avere il pezzo da 90 puoi avere la sua illusione formato mini.
BALENCIAGA, FENDI, LO STREET STYLE, IL LOW COST E L’INTERIOR DESIGN
Comunque Raf o meno, i quadri sono stati proposti da tutti e nelle versioni più svariate, dai cappotti doppiopetto cattivissimi e mutanti di Balenciaga all’abito super chic di Fendi, dal total look Mulberry alle giacchine scultura di Loewe, dai mix floreali di Marco De Vincenzo al grunge parigino di Chloé.
Senza contare lo street style, le catene low cost e l’interior design, ché il quadrettato – si tratti di una poltrona, di un divanetto, di una carta da parati o di un pouf – dà sempre quel guizzo eccentrico ma anche casalingo che fa la differenza.
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